La notizia del rebranding di Ferragamo ha acceso diverse discussioni riguardo la scelta strategica di semplificare il logo.

Accodandosi alle soluzioni adottate dagli altri brand di alta moda – vedi Saint-Laurent, Balenciaga, Burberry – il brand fiorentino è così passato dall’iconica firma, dal font calligrafico, al solo cognome rappresentato con un carattere serif e bold. 

Giustapposto accanto agli altri loghi, risulta evidente l’uniformità stilistica e semplicità, motivo del disappunto del pubblico.

Ora, dietro a questa scelta si celano due intenzioni ben evidenti.

Nel momento in cui un brand diventa abbastanza forte, riconoscibile e famoso, si può permettere di semplificare la propria identità, allo scopo di rendersi più facilmente riconoscibile e memorabile. Infatti, brand come Ferragamo operano in mercati globali, con pluralità di culture abituate a differenti immagini visive. Da qui nasce l’esigenza di rendere la propria immagine più neutra e universale.

In secondo luogo, non meno importante, c’è l’esigenza di sviluppare al meglio il proprio posizionamento digitale: un logo semplice e chiaro come il secondo si presta meglio ai diversi formati che deve assumere a seconda dei device in cui viene visualizzato.

D’altro canto, non può essere tralasciata l’identità che permea un logo. La firma del celebre stilista era massima espressione dell’identità dell’azienda, che la rendeva distintiva e unica, e rendeva evidenti le origine italiane e artigianali.  Ad oggi invece il nuovo marchio non valorizza ma si omologa con la massa, rendendo necessario la lettura del nome per identificare il brand.

Solo il tempo ci dirà se la scelta varrà la candela.