Tetris, gioco nato nel 1984 in Unione Sovietica, è facilmente riconoscibile da più generazioni: da chi lo ha conosciuto nelle sue prime uscite, tra cui quella per Game Boy, che ha venduto più di 35 milioni di copie; alla generazione alfa, a cui appartiene Willis Gibson, il tredicenne che ha finito Tetris.

Ma com’è nato Tetris? E cosa può insegnarci questo gioco?

La storia di Tetris

Tetris nacque quando Alexey Pajitnov, un ricercatore dell’Accademia delle Scienze di Mosca, stanco del suo lavoro e ispirato da un gioco da tavolo in cui il giocatore doveva incastrare i pezzi, decise di creare un puzzle game per PC, che si diffuse rapidamente in Unione Sovietica.

Alexey venne quindi contattato da Robert Stein che vide il gioco in Ungheria. Stein riuscì dopo varie difficoltà a ottenere i diritti e li vendette sia in Europa che in America.

Un’altra figura fondamentale nella storia di Tetris è Henk Rogers, software developer e game designer, che all’epoca aveva stretti legami col Giappone e presentò il gioco a Nintendo. Contattò Stein per avere i diritti per il Giappone, ma Stein iniziò a tirarla per le lunghe, tanto che Rogers sospettò delle irregolarità. Decise allora di sfidare la sorte ed andare senza un appoggio in Unione Sovietica pur di andare a parlare con Pajitnov.

Il rapporto fra Roger e Pajitnov divenne un’amicizia vera e propria e, nel 1996, dopo la dissoluzione dell’URSS, fondarono la Tetris Company insieme.

Un'immagine della serie Tetris di Apple TV, tratta dalla storia dell'omonimo gioco

La serie Tetris di Apple TV si basa sulla storia di Tetris

La psicologia di Tetris

Secondo lo stesso Pajitnov, uno dei motivi per cui Tetris è così longevo è che si tratta di un prodotto psicologico: cattura l’attenzione, dà un senso di ricompensa e non li fa sentire in competizione con un computer. Inoltre, la soddisfazione di cancellare quattro linee e l’ansia di non decidere in tempo sono altri importanti motivatori. L’obiettivo di ordinare e guadagnare spazio risponde invece a una pressione umana.

Come riesce Tetris a catalizzare l’attenzione?

La task che ci assegna è infinita (o quasi): ogni azione ci porta a risolvere solo un pezzo del puzzle, ma per ogni riga che cancelliamo nuovi pezzi entrano nel nostro raggio visivo e vanno ordinati e, possibilmente, cancellati anch’essi. La velocità del gioco non solo rende il gioco coinvolgente, ma va a creare un mondo visivo in cui l’azione è più veloce del pensiero.

Questo crea un circolo “vizioso” di soddisfazione e insoddisfazione, che ci spinge a continuare a giocare tanto a lungo da causare il cosidetto “effetto Tetris”: le persone, dopo aver giocato per varie ore, sognano blocchi che cadono ed edifici muoversi.

Tetris nel marketing

Negli ultimi anni si sta sviluppando la tendenza a gamificare l’advertising: i giochi e i loro elementi mediano tra consumatore e prodotto.

Sebbene possa apparire che Tetris sia limitato in questi aspetti per via del suo design essenziale e dell’assenza di una narrativa, è stato sfruttato in molte pubblicità per promuovere soprattutto automobili, seguite da mobili, cosmetici e prodotti farmaceutici. In questi advertising Tetris viene usato per dimostrare come sia possibile ordinare, riempiere lo spazio in modo ottimale e addirittura guadagnarne dell’altro.

Se non riguarda lo spazio, le pubblicità ispirate a Tetris richiamano l’ordine e il sistemare le cose nel modo corretto: ad esempio, nelle pubblicità di mobili, ci mostrano come costruire una cucina o un salone.

Le soundtrack e il gameplay sono così riconoscibili da essere presenti in circa metà delle pubblicità di cui Tetris è stato fonte di ispirazione.

Tetris come meme

Anche nel mondo delle piccole e medie imprese, Tetris può diventare un punto di riferimento comunicativo. Immagina, ad esempio, una realtà che produce confezioni alimentari personalizzate: in una campagna social, i prodotti (barattoli, scatole, bottiglie) vengono mostrati mentre si incastrano alla perfezione in una scatola regalo, proprio come i tetramini nel gioco. Il risultato è immediato: ordine, precisione, cura del dettaglio. Un messaggio visivo semplice ma efficace per dire “pensiamo a tutto noi, fino all’ultimo centimetro”.

Questo è possibile perché Tetris è diventato un vero e proprio meme, nel senso di “singolo elemento di una cultura o di un sistema di comportamento, replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro” (Treccani).

Tetris ci insegna che semplicità, ripetizione e ritmo possono generare un’esperienza memorabile e profondamente umana. Il suo impatto va ben oltre lo schermo: è diventato un simbolo di ordine nel caos, un meme culturale capace di parlare trasversalmente a generazioni e mercati.

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Fonti: